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Il parco fotovoltaico italiano fornisce circa 24 TWh/anno di energia elettrica a fronte di una potenza cumulativa installata di quasi 20 GWp. Considerando un derating naturale dell’1%/anno si ha una perdita prestazionale di 200 MWp/anno, ovvero una mancata produzione nominale di energia pari a 250 GWh/anno. Purtroppo, la perdita prestazionale dell’intero parco fotovoltaico è ben superiore a causa dei difetti di impianto, arrivando, nei casi peggiori, a raddoppiare il derating naturale dimezzando così la vita utile dell’impianto. E se, come spiega la Strategia Elettrica Nazionale (SEN), al 2030 dobbiamo arrivare a oltre 60 TWh/anno di energia prodotta da fotovoltaico non possiamo prescindere dal mantenere efficiente il parco FV attuale. In futuro, sarà sempre più importante verificare a priori la qualità intrinseca delle soluzioni tecnologiche (soprattutto moduli e inverter) adottate nei progetti esecutivi (SpoT s.r.l.). Per quanto riguarda gli impianti esistenti non è sufficiente fermarsi a monitorare il Performance Ratio (PR) in quanto questo parametro non distingue tra fattori ambientali, quali ombreggiamenti, nuvole, polvere e detriti, inquinamento e di efficienza del sistema, come degrado di celle e moduli, mismatch di stringa e di stringa-stringa, disallineamenti ottici, etc…L’efficienza del sistema deve essere monitorata a parte e, nel caso di perdite di produttività significative, ricorrere al test di Diagnostica Predittiva (SpoT s.r.l.) per conoscere la reale vita futura dei moduli. Ma quand’è che una perdita di produttività diventa significativa? Quando il ritorno sull’investimento, il cosiddetto ROI, non segue l’andamento tracciato in fase di progetto (Business-Plan). Ecco perché l’aspettativa di vita dei moduli FV è un parametro fondamentale per stimare il costo di produzione del kWh (CP). Escludendo i costi di mantenimento dell’impianto (manutenzione ordinaria e straordinaria), è noto che CP dipende dalla produzione annua Pa e dal fattore finanziario F20 nel caso si sia fatto un prestito da restituire in 20 anni.
In modo approssimato sappiamo che CP ≈ F20 [I / Pa], dove I è il capitale preso in prestito ad un determinato tasso di interesse (se r è il tasso d’interesse F20 = r/[1 - (1+ r)-20], significa che per un interesse del 5%, F20 = 0,08, cioè la rata annuale corrisponde all’8% del capitale). Generalmente si fissa il periodo di restituzione del capitale uguale alla vita operativa dell’impianto. Per il bilancio economico d’impresa, è quindi estremamente importante poter contare su una vita operativa più lunga possibile. Supponiamo che il prezzo di vendita sia Y volte il costo di produzione. Per non essere in perdita deve almeno verificarsi che Y Pa CP = F20 I, cioè la vendita deve almeno uguagliare la rata annuale di restituzione del capitale + gli interessi. Il sistema va completamente in crisi quando Pa diminuisce di Y volte, poiché in quel caso Pa CP = F20 I, ovvero la vendita è uguale ai costi di produzione. Se Y = 2, un impianto che produce il 50% della sua produttività nominale diventa più conveniente dismetterlo che lasciarlo in produzione.